mercoledì 13 maggio 2020

La Repubblica: Il razzismo nasce a fine '800, non dal fascismo



Le origini del razzismo in Italia sono di tipo liberale non risalgono al fascismo, si ammette in sintesi
in un articolo apparso oggi su La Repubblica sul razzismo, meticciato nelle colonie storiche e con riferimenti al caso di Silvia Romano; articolo a firma di Vittorio Longhi, sulla versione online del giornale.

In maniera onesta si dice quindi, che la questione è di gran lunga più antica e che risale appena dopo unità d'Italia.

Pubblico di seguito lo stralcio dell'articolo, vi propongo solo una parte, perché mi interessa la questione storica sulle origini e non il caso Silvia Romano.

Seppur qualcuno potrà obiettare che il ragionamento in quel pezzo è stato da me decontestualizzato, rimane una chiara ammissione, curiosa direi.

Uso il termine "curiosa" perché La Repubblica è a mio parere il giornale antifascista per eccellenza, lo stesso che grida troppo spesso al razzismo dei fascisti, vecchi e nuovi, e che di obiettività non ne ha certo da vendere.

Ecco la parte:
«Il razzismo liberale. Per quanto razzista e misogina fosse la cultura fascista (dato falso, N.d.R.), va detto che la questione dei meticci era nata molto prima e quel germe aveva origini ben più profonde. Nel 1890, ancora nel pieno dello spirito risorgimentale fu il governo liberale di Francesco Crispi a volere l'invasione dell'Eritrea, la colonia primogenita. Migliaia di militari partirono alla conquista di quella terra e di quelle donne. La propaganda le rappresentava come le veneri nere esotiche e disponibili, capaci di ravvivare una mascolinità che il progresso industriale stava minacciando in Europa. Le ragazze eritree venivano prese come governanti o “Madame” e presto diventavano le amanti inconsapevoli degli italiani di passaggio. Durante l'occupazione dell'Eritrea nacquero oltre ventimila figli di italiani, ma pochi riuscirono a ottenere la paternità, quelli che poterono dimostrare la discendenza. Gran parte dei padri faceva perdere ogni traccia con la complicità dei governatori coloniali. Le madri restavano sole, spesso ripudiate dalla stessa famiglia di origine perché si erano lasciate ingannare dagli invasori e avevano partorito i loro figli, i “Deqalà”, bastardi in tigrino».

Quindi da oggi tutti d'accordo, il razzismo non è invenzione fascista, in Italia è un prodotto liberale. Anche se per razzismo si dovrebbe intendere il sentirsi razzialmente superiori per questioni genetiche e biologiche; sentimento che in Italia, dal mio modesto punto di vista, non ha fatto mai breccia nei cuori né del fascismo, né tanto meno del popolo. Troppo spesso, oggi, si scambia il voler difendere l'Italia da una invasione di massa in razzismo, e molto spesso si confonde quel colonialismo fascista di ieri, con centinaia di opere pubbliche e sociali fatte in Africa a favore degli stessi africani, come razzismo.
Ma essendo La Repubblica ci accontentiamo, magari pian piano...