Articolo scritto per il
giornale di Cipro: "Ellade del Sud" e ripreso dal BLOG
(http://nationalpeoplesfront.blogspot.com/) dei nazionalisti ellenici ciprioti
di E.LA.M
Di Davide Pirillo*
Questo articolo, più che
indagare il lato storico degli elementi che sottoporremo, vuole proporre alcuni
elementi mitici e metastorici dell’epopea Magno Greca, che a nostro avviso
possono divenire punti di riferimento per tutto il nazionalismo italiano e forse
in parte anche dell’idealismo nazionalista greco, già affollato di miti
ellenistici.
La storia ci insegna che
dopo la colonizzazione del Mar Egeo avvenuta tra l'VIII ed il VII secolo a.C.,
comparvero coloni greci nell’Italia del Sud. Nacquero allora due civiltà, la
Magna Grecia e la Sicilia Greca, distinte, ma profondamente legate tra loro, la
prima occupava il territorio dell’odierna Italia meridionale fino a Messina, la
seconda si estendeva nel grosso dell’odierna Sicilia, detto questo le
chiameremo entrambi Magna Grecia.
Questa Ellade occidentale
partecipò a pieno insieme alla Grecia madre a quella straordinaria missione
civilizzatrice la quale pose le basi e le radici dell’Europa stessa, che ha
attinto dal mondo classico. Il mondo greco era unito da un “panellenismo
culturale” e paradossalmente diviso da guerre e campanilismi tra le varie Città
stato, impegnati in una eterna guerra muscolare, che molte volte riproduceva la
divisione tra Sparta ed Atene.
Le Polis magno greche si
fregiavano di molti primati, come l’opera di Zaleuco di Locri Epizefiri che
donò alla sua Città il primo codice di leggi scritte d'Occidente, ponendo così le
basi del diritto moderno. La cultura era così avanzata che oltre alle grandi
tematiche filosofiche dei pitagorici, si sentiva l’esigenza di tramandare anche
gli aspetti più comuni della vita, pensiamo allora al primo libro di
gastronomia ad opera di Archestrato di Gela.
Gli esempi potrebbero andare avanti all’infinito, dalla spartana
Taranto, all’opulenta Sibari ed altro, ma per evitare di divagare esamineremo la
questione percorrendo le vicende di Crotone e Siracusa, due potenti Polis, che
forse più delle altre hanno segnato il tempo della Magna Grecia, partecipando a
pieno a quella missione civilizzatrice di cui il mondo greco (d’Oriente e d’Occidente)
ne è stato artefice, inoltre intendiamo
esaminare il tutto da un punto di vista mitologico e metastorico.
Bene, Crotone e Siracusa: potenti,
spavalde, guerriere, colte e da sempre divise e rivali politicamente, ma unite
dalla missione metastorica di grandezza e di lascito, così divise ed allo
stesso tempo unite da essere citate insieme nel mito fondante di Siracusa. Lo
storico greco Strabone nel trattato di geografia italica, narra una leggenda secondo
la quale i due ecisti si recarono insieme a Delfi presso l’oracolo di Apollo,
chiedendo profezia al dio del sole, l’oracolo gli rispose domandando se
volessero fondare una Città ricca o salubre, Miscello di Ripe scelse la salute
e gli venne ordinato di fondare Kroton, mentre Archia scelse la ricchezza e gli
venne ordinato di fondare Siracusa. Vediamo allora come il famosissimo e antico
oracolo che era definito “l’ombelico del mondo”, lega strettamente (tramite il
mito) la Grecia madre alle due Città magno greche, creando una indissolubile unione
tra i due mondi; vedremo ora, anche come il mito si è strasformato in storia,
donando rispettivamente salute e ricchezza alle due Polis.
Esaminando le vicende della
antica Crotone possiamo scrivere molto, iniziamo per grado, proprio sulla
speranza di Miscello di vedere nascere una Città salutare. Il territorio dove
sorse Crotone era conosciuto per il suo clima mite e per l’ambiente salubre, ma
questo è poco per rendere la questione degna di nota, allora la storia volle
che proprio a Crotone nascesse la scuola medica che elevò per sempre la
medicina da stregoneria a scienza empirica, con medici del calibro di Alcmeone,
sulla scuola medica crotoniate Erodoto scriveva: «I medici di Crotone sono i primi nel mondo, secondi sono quelli di
Cirene». E se il dono del bastone di Asclepio non bastasse, Crotone
ebbe anche una scuola atletica tra le più forti dell’antichità da cui uscirono
atleti del calibro di Milone (l’uomo più forte dell’antichità), rendendo la
Città la prima della Magna Grecia in fatto di vittorie olimpiche ed atletiche, Strabone
ricorda: «l'ultimo dei
crotoniati era il primo degli altri greci». La scuola atletica
adottò i dettami della scuola medica locale, secondo cui la salute del corpo,
scaturiva in associazione ad una specifica dieta, vediamo come era avanzata
quindi la cura del corpo. Inoltre la fama della bellezza delle donne era così
mitica che il pittore greco Zeusi volle usare modelle crotoniati per
raffigurare Elena. Sembra che la locuzione
di Decimo Giunio Giovenale: «Mens sana in corpore sano»
o almeno le sue basi aristoteliche (visto che venne coniata in epoca
successiva) s’incarnassero pienamente in Crotone dove medicina, ambiente,
atletica, prestanza fisica, bellezza, uniti alla scuola pitagorica ed alla sua
visione di società aristocratica, ascetica e marziale fecero della Città
pitagorica un mito eterno, che si fonde perfettamente con il resto dell’immaginario
leggendario greco.
Ancora più a Sud vibrava potente
Siracusa, il suo mito fondante volle che: «I
crotoniati abitarono dunque una città assai salubre, mentre Siracusa si trovò
in uno stato di ricchezza così eccezionale che il nome dei suoi abitanti passò
in proverbio, dicendosi, di quelli troppo ricchi che ad essi non basterebbe
nemmeno la decima dei Siracusani. La città poi, come la storia racconta,
prosperò per la fertilità della sua posizione geografica”. Siracusa era un
colosso con una tenacia guerriera invidiabile; Marco Tullio Cicerone la
descrive così: «Avete spesso sentito dire
che Siracusa è la più grande città greca, e la più bella di tutte. Signori
giudici, è proprio come dicono». In fatto di cultura, se a Crotone operava
Pitagora a Siracusa operava un altro genio, Archimede, che ha lasciato
all’umanità molte invenzioni. Tra gli
onori militari siracusani oltre alla vittoria contro l’assedio da parte di
Atene, va menzionata una vittoria contro
Cartagine nella Battaglia di Himera del 480 a.C. per molte fonti storiche
combattuta nello stesso giorno della mitica Battaglia di Salamina, dove la
flotta delle città stato della Grecia d’Oriente con l’aiuto seppur minimo dei
crotoniati al comando dell’eroe Phayllos vinsero su un altro nemico del mondo
greco, l’impero persiano. Vediamo anche qui questo parallelismo simbolico tra
Siracusa e Crotone, nello stesso giorno impegnati in una guerra contro due
nemici della nostra civiltà, persiani e cartaginesi, unione solo simbolica e del
tutto involontaria e non auspicata da Siracusa, che mise il veto alle flotte
navali magno greche ad accorrere in aiuto di Temistocle a Salamina.
In questo excursus
storico di Siracusa e Crotone, elementare ed affrontato in maniera molto
limitata per il vero (ci vorrebbe un’enciclopedia perché sia esauriente), abbiamo
voluto rappresentare le vicende della Magna Grecia ed il suo contributo
materiale di civiltà, speriamo che tra le righe possiate intravedere un discorso
che non è semplicemente storico, la speranza di chi scrive è di partecipare
umilmente al risveglio delle intorpidite coscienze italiane, che non conoscono
o affrontano la questione Magna Grecia con sterile distacco. Il mito s’incarna
sempre in una identità forte e l’identità nostra è retaggio della cultura greca,
quando si lascia spegnere la fiaccola del mito, allora si scivola nella
decadenza e quella auspicata continuità metastorica ed eterna si storicizza e
diviene mortalmente ricordo nostalgico. Per questo motivo, bisogna ora
ricomporre le energie migliori del popolo, incarnandole in un nazionalismo
cosciente, il primo passo da fare è ricucire lo strappo col passato e con le
tradizioni e in secondo luogo riscoprire il patrimonio greco come arricchimento
della base culturale del nazionalismo italiano.
Detto ciò si vuole sottolineare che: pensare
che ci sia una divisione tra mondo greco e romano è sbagliato, Roma non sarebbe
stata la stessa senza il contributo culturale greco, come scrisse Orazio: «Graecia capta ferum victorem cepit»,
tradotto: “La Grecia conquistata conquistò il rude vincitore”, ovvero da vinti,
dopo Pirro, la sapienza e la cultura ellenica conquistò Roma e la civiltà
greco-romana fusa insieme conquistò il mondo.
Quindi concludiamo affermando che per il
risveglio della società moderna oggi in decadenza, bisogna metabolizzare tre
elementi di prim’ordine: mito, identità e tradizione; tutti e tre da
rintracciare nel nostro glorioso passato, la civiltà è greco-romana e questo è
un fattore eterno che deve trovare continuità in un nazionalismo continuatore
ed erede.
*Presidente associazione Magna Graecia Front