giovedì 2 aprile 2015

L’AZIONE METASTORICA DELLA CIVILTA’ E IL MITO (Nazionalismo e Magna Grecia)


Articolo scritto per il giornale di Cipro: "Ellade del Sud" e ripreso dal BLOG (http://nationalpeoplesfront.blogspot.com/) dei nazionalisti ellenici ciprioti di E.LA.M






 Di Davide Pirillo*

Questo articolo, più che indagare il lato storico degli elementi che sottoporremo, vuole proporre alcuni elementi mitici e metastorici dell’epopea Magno Greca, che a nostro avviso possono divenire punti di riferimento per tutto il nazionalismo italiano e forse in parte anche dell’idealismo nazionalista greco, già affollato di miti ellenistici.
La storia ci insegna che dopo la colonizzazione del Mar Egeo avvenuta tra l'VIII ed il VII secolo a.C., comparvero coloni greci nell’Italia del Sud. Nacquero allora due civiltà, la Magna Grecia e la Sicilia Greca, distinte, ma profondamente legate tra loro, la prima occupava il territorio dell’odierna Italia meridionale fino a Messina, la seconda si estendeva nel grosso dell’odierna Sicilia, detto questo le chiameremo entrambi Magna Grecia.
Questa Ellade occidentale partecipò a pieno insieme alla Grecia madre a quella straordinaria missione civilizzatrice la quale pose le basi e le radici dell’Europa stessa, che ha attinto dal mondo classico. Il mondo greco era unito da un “panellenismo culturale” e paradossalmente diviso da guerre e campanilismi tra le varie Città stato, impegnati in una eterna guerra muscolare, che molte volte riproduceva la divisione tra Sparta ed Atene.  
Le Polis magno greche si fregiavano di molti primati, come l’opera di Zaleuco di Locri Epizefiri che donò alla sua Città il primo codice di leggi scritte d'Occidente, ponendo così le basi del diritto moderno. La cultura era così avanzata che oltre alle grandi tematiche filosofiche dei pitagorici, si sentiva l’esigenza di tramandare anche gli aspetti più comuni della vita, pensiamo allora al primo libro di gastronomia ad opera di Archestrato di Gela.  Gli esempi potrebbero andare avanti all’infinito, dalla spartana Taranto, all’opulenta Sibari ed altro, ma per evitare di divagare esamineremo la questione percorrendo le vicende di Crotone e Siracusa, due potenti Polis, che forse più delle altre hanno segnato il tempo della Magna Grecia, partecipando a pieno a quella missione civilizzatrice di cui il mondo greco (d’Oriente e d’Occidente) ne è stato artefice, inoltre intendiamo  esaminare il tutto da un punto di vista mitologico e metastorico.
Bene, Crotone e Siracusa: potenti, spavalde, guerriere, colte e da sempre divise e rivali politicamente, ma unite dalla missione metastorica di grandezza e di lascito, così divise ed allo stesso tempo unite da essere citate insieme nel mito fondante di Siracusa. Lo storico greco Strabone nel trattato di geografia italica, narra una leggenda secondo la quale i due ecisti si recarono insieme a Delfi presso l’oracolo di Apollo, chiedendo profezia al dio del sole, l’oracolo gli rispose domandando se volessero fondare una Città ricca o salubre, Miscello di Ripe scelse la salute e gli venne ordinato di fondare Kroton, mentre Archia scelse la ricchezza e gli venne ordinato di fondare Siracusa. Vediamo allora come il famosissimo e antico oracolo che era definito “l’ombelico del mondo”, lega strettamente (tramite il mito) la Grecia madre alle due Città magno greche, creando una indissolubile unione tra i due mondi; vedremo ora, anche come il mito si è strasformato in storia, donando rispettivamente salute e ricchezza alle due Polis.
Esaminando le vicende della antica Crotone possiamo scrivere molto, iniziamo per grado, proprio sulla speranza di Miscello di vedere nascere una Città salutare. Il territorio dove sorse Crotone era conosciuto per il suo clima mite e per l’ambiente salubre, ma questo è poco per rendere la questione degna di nota, allora la storia volle che proprio a Crotone nascesse la scuola medica che elevò per sempre la medicina da stregoneria a scienza empirica, con medici del calibro di Alcmeone, sulla scuola medica crotoniate Erodoto scriveva: «I medici di Crotone sono i primi nel mondo, secondi sono quelli di Cirene». E se il dono del bastone di Asclepio non bastasse, Crotone ebbe anche una scuola atletica tra le più forti dell’antichità da cui uscirono atleti del calibro di Milone (l’uomo più forte dell’antichità), rendendo la Città la prima della Magna Grecia in fatto di vittorie olimpiche ed atletiche, Strabone ricorda: «l'ultimo dei crotoniati era il primo degli altri greci». La scuola atletica adottò i dettami della scuola medica locale, secondo cui la salute del corpo, scaturiva in associazione ad una specifica dieta, vediamo come era avanzata quindi la cura del corpo. Inoltre la fama della bellezza delle donne era così mitica che il pittore greco Zeusi volle usare modelle crotoniati per raffigurare Elena.  Sembra che la locuzione di Decimo Giunio Giovenale: «Mens sana in corpore sano» o almeno le sue basi aristoteliche (visto che venne coniata in epoca successiva) s’incarnassero pienamente in Crotone dove medicina, ambiente, atletica, prestanza fisica, bellezza, uniti alla scuola pitagorica ed alla sua visione di società aristocratica, ascetica e marziale fecero della Città pitagorica un mito eterno, che si fonde perfettamente con il resto dell’immaginario leggendario greco.
Ancora più a Sud vibrava potente Siracusa, il suo mito fondante volle che: «I crotoniati abitarono dunque una città assai salubre, mentre Siracusa si trovò in uno stato di ricchezza così eccezionale che il nome dei suoi abitanti passò in proverbio, dicendosi, di quelli troppo ricchi che ad essi non basterebbe nemmeno la decima dei Siracusani. La città poi, come la storia racconta, prosperò per la fertilità della sua posizione geografica”. Siracusa era un colosso con una tenacia guerriera invidiabile; Marco Tullio Cicerone la descrive così: «Avete spesso sentito dire che Siracusa è la più grande città greca, e la più bella di tutte. Signori giudici, è proprio come dicono». In fatto di cultura, se a Crotone operava Pitagora a Siracusa operava un altro genio, Archimede, che ha lasciato all’umanità molte invenzioni.  Tra gli onori militari siracusani oltre alla vittoria contro l’assedio da parte di Atene,  va menzionata una vittoria contro Cartagine nella Battaglia di Himera del 480 a.C. per molte fonti storiche combattuta nello stesso giorno della mitica Battaglia di Salamina, dove la flotta delle città stato della Grecia d’Oriente con l’aiuto seppur minimo dei crotoniati al comando dell’eroe Phayllos vinsero su un altro nemico del mondo greco, l’impero persiano. Vediamo anche qui questo parallelismo simbolico tra Siracusa e Crotone, nello stesso giorno impegnati in una guerra contro due nemici della nostra civiltà, persiani e cartaginesi, unione solo simbolica e del tutto involontaria e non auspicata da Siracusa, che mise il veto alle flotte navali magno greche ad accorrere in aiuto di Temistocle a Salamina.
In questo excursus storico di Siracusa e Crotone, elementare ed affrontato in maniera molto limitata per il vero (ci vorrebbe un’enciclopedia perché sia esauriente), abbiamo voluto rappresentare le vicende della Magna Grecia ed il suo contributo materiale di civiltà, speriamo che tra le righe possiate intravedere un discorso che non è semplicemente storico, la speranza di chi scrive è di partecipare umilmente al risveglio delle intorpidite coscienze italiane, che non conoscono o affrontano la questione Magna Grecia con sterile distacco. Il mito s’incarna sempre in una identità forte e l’identità nostra è retaggio della cultura greca, quando si lascia spegnere la fiaccola del mito, allora si scivola nella decadenza e quella auspicata continuità metastorica ed eterna si storicizza e diviene mortalmente ricordo nostalgico. Per questo motivo, bisogna ora ricomporre le energie migliori del popolo, incarnandole in un nazionalismo cosciente, il primo passo da fare è ricucire lo strappo col passato e con le tradizioni e in secondo luogo riscoprire il patrimonio greco come arricchimento della base culturale del nazionalismo italiano.
Detto ciò si vuole sottolineare che: pensare che ci sia una divisione tra mondo greco e romano è sbagliato, Roma non sarebbe stata la stessa senza il contributo culturale greco, come scrisse Orazio: «Graecia capta ferum victorem cepit», tradotto: “La Grecia conquistata conquistò il rude vincitore”, ovvero da vinti, dopo Pirro, la sapienza e la cultura ellenica conquistò Roma e la civiltà greco-romana fusa insieme conquistò il mondo.
Quindi concludiamo affermando che per il risveglio della società moderna oggi in decadenza, bisogna metabolizzare tre elementi di prim’ordine: mito, identità e tradizione; tutti e tre da rintracciare nel nostro glorioso passato, la civiltà è greco-romana e questo è un fattore eterno che deve trovare continuità in un nazionalismo continuatore ed erede.

*Presidente associazione Magna Graecia Front