Non bisogna campare per lavorare, ma lavorare per campare.
Il fine ultimo allo stato attuale é il sostentamento personale e della famiglia, in un percorso di militanza politica.
Le fatiche dell'uomo moderno sono comprensibili, ma bisogna furbescamente erodere tempo stipendiato ai padroni del sistema capitalista in cui viviamo; questo per dedicarsi alle attività militanti e spirituali, fare insomma il minimo sindacale, ed é anche troppo.
Poi con l'ottica futura e rivoluzionaria del ripristino di uno Stato nazionale e corporativo il discorso cambia, a quel punto bisogna fare il contrario, spaccarsi la schiena, perché non si lavora più per il mero guadagno materiale di una classe sociale, dei capitalisti o di un sistema pubblico che ha smarrito il senso profondo dello Stato a favore della politica deteriore, ma si dovrà lavorare nell'ottica di continuità spirituale della missione divina, per la Patria e per la giustizia sociale, come naturale proseguimento militante e metapolitico del
nazional-rivoluzionario, lo stesso che diviene Uomo Nuovo dopo la rivoluzione spirituale e la riforma dello Stato di cui é stato protagonista.
«Che il tuo lavoro sia la lotta, che la tua pace sia la vittoria!» cit.